Il modello di riferimento è l’Analisi Transazionale (A.T.) di Eric Berne. L’Analisi Transazionale è una teoria psicologica e un metodo di psicoterapia applicabile al singolo, alla coppia e alla famiglia.
Personalmente, ho scelto quest’ approccio soprattutto per i presupposti filosofici che lo caratterizzano e che sono:
- Ogni individuo è OK: va bene così com’è ed ha valore in quanto persona;
- Ognuno ha la capacità di pensare ed autodeterminarsi, quindi può decidere che cosa fare della propria vita;
- Ognuno è responsabile di tutte le decisioni che prende ed ha il potere di modificarle quando le vecchie non sono più funzionali; è responsabilità della persona mantenere o modificare le decisioni prese.
Ciò significa che ogni persona, a prescindere dal suo stile comportamentale, ha un nucleo di fondo, che è degno di essere amato e che ha la potenzialità e il desiderio di crescita e autorealizzazione.
Una conseguenza di questi assunti è il metodo contrattuale: qualunque sia la tipologia di intervento, l’Analisi Transazionale prevede un accordo tra paziente e terapeuta in cui entrambi si assumono delle responsabilità reciproche rispetto al loro lavoro. Questo aspetto pone il paziente in un ruolo esplicitamente attivo all’interno della relazione. La terapia è guidata da un accordo stipulato da entrambe le parti che ha lo scopo di delineare le mete, le tappe e le condizioni della terapia.
La psicoterapia A.T. è orientata al cambiamento e alla crescita dell’individuo e parte dall’idea che ogni persona inizia a costruire fin dalla nascita, a partire da idee che si fa su di sé, sugli altri e sul mondo, una sorta di “copione” della sua vita, che viene sostenuto e rinforzato dall’ambiente che lo circonda (genitori, insegnanti, gruppo dei pari, partner…), ma, in quanto costruito dall’individuo stesso, può essere modificato in ogni momento della vita.
Questo approccio postula l’esistenza di una tendenza naturale di ogni individuo verso l’auto accrescimento e la risoluzione dei propri problemi. Per questo motivo, il paziente è incoraggiato ad assumere un ruolo attivo nel proprio processo di cambiamento, a diventare consapevole delle risorse che già possiede, sviluppandone di nuove.
Il terapeuta, quindi, è visto, non come colui che risolve i problemi al paziente, ma “quello che lo aiuta a comprendere come mai finora si è bloccato da solo” (Novellino, 1998), con l’obiettivo finale, secondo Berne, non di far fare progressi, ma di guarire.